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Cibus Alius

Giovani nella terra

10 03 2017 | Articolo di:

Vincere la competizione cooperando

In molti, a torto o a ragione, sostengono che il nostro tempo sia l’anticamera  della quarta rivoluzione industriale. Un passaggio che porterà un cambiamento radicale all’organizzazione sociale a cui ci siamo abituati durante l’ultimo secolo. Contemporaneamente, sul versante opposto al tempo che aumenta la corsa e spezza il fiato, un gran numero di giovani torna o – meglio – approda alla terra. Anzitutto è doveroso sottolineare come l’agricoltura, già in questa prima analisi, rappresenti l’oggettivazione empirica dell’ammortizzatore sociale: l’agricoltura, essendo un settore anti-ciclico, assorbe forza lavoro espulsa da altri settori nei periodi di crisi. In secondo luogo, poi, le politiche comunitarie e nazionali, grazie alla forza propulsiva della realizzazione professionale attraverso sgravi fiscali, mutui a tassi agevolatipremi all’insediamento di giovani in agricoltura, ha favorito il processo di ritorno alla produzione agricola.

agricoltori

Ci accingiamo, dunque, ad accogliere positivamente questi volti nuovi in un settore strategico per tutta l’economica nazionale. Anche nel Mezzogiorno d’Italia, dove il Pil negli ultimi cinque anni è andato giù più che in Grecia, l’agricoltura non è solo sfruttamento della manodopera migrante e caporalato. La Calabria, per citare una regione spesso vessata da pre-concetti, è al secondo posto nel paese per numero di aziende biologiche e per ettari di terreno coltivati a biologico.

Sappiamo tutti che questo, ad ogni modo, ancora non basta. Oltre alle nuove competenze e tecnologie in concerto con la tradizione per e della qualità, ancora ai giovani dobbiamo chiedere il lancio del cuore oltre l’ostacolo. Il passo successivo, indeclinabile ed assolutamente imprescindibile è l’approdo alla cooperazione agricola.

La creazione di associazioni di produttori piuttosto che una cooperativa agricola è il modo migliore per garantire una scala adeguata di produzione e, al tempo stesso, preservare le piccole proprietà terriere soprattutto laddove la produzione agricola ha il solco battuto e segnato dall’esperienza famigliare. Il modello cooperativo agricolo consente di incrementare competitività, crescita, razionalizzazione, efficienza ampliamento, maggiore tracciabilità e, dunque, sicurezza alimentare. Inoltre – la realizzazione del motto che l’unione fa la forza – le forme cooperative permettono una maggiore ed imparagonabile capacità negoziale a vantaggio dei produttori e consumatori che, diversamente, si vedrebbero chiusi nel fuoco nemico del mercato. Sarebbe necessario, ora e qui, osservare le cooperative vitivinicole che in alcuni casi ormai seguono la produzione del vino dalla coltivazione dell’uva fino alla distribuzione ai punti vendita al dettaglio, o alle cooperative ortofrutticole che, organizzate in grandi consorzi, curano non solo la coltivazione, ma anche lo stoccaggio e la commercializzazione dei loro prodotti. O ad altri esempi analoghi, in tutto il mondo, relativi alla produzione di caffè, di cacao, di olio di palma, ed altri prodotti cruciali per la crescita di economie in fase di sviluppo. In tutti questi casi la forma cooperativa consente non solo di ottenere maggiore forza contrattuale nei rapporti di filiera e ridurre i costi di intermediazione e di logistica, ma anche di incrementare i guadagni dei piccoli produttori ristornando i proventi di tutte le attività condotte dai gruppi cooperativi lungo la filiera di produzione agroalimentare.

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Chiaramente queste istanze, proposte non certo originali, trovano nella storia passata recente esempi fallimentari e ragionevole titubanza e irresolutezza. Non sempre alle parole, alle bellissime idee, segue fattualità. Qui, nella spaccatura del terreno dopo l’aratura ( l’ennesima ) ci tornano in soccorso, ancora una volta, i giovani. Le  esperienze esterne dalle realtà natali, più delle volte universitarie o lavorative, hanno permesso la maturazione e l’accumulazione  loro di  ottimale stock di capitale sociale – nell’accezione sociologia che rimanda a Coleman e Putnam – che è collante solidaristico e slancio di reciprocità. Non solo: anche le esperienze negative del passato oggi diventato tesoro. Conoscendo le storture, siamo in grado di porvi rimedio. Adam Smith ha detto che il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé, giusto? Incompleto. Incompleto! Perché il miglior risultato si ottiene… quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé, e per il gruppo! Dinamiche dominanti, signori. Dinamiche dominanti! Adam Smith… si sbagliava!

Antonio Fiore©Cibus alius

Credits/Links: Gatano Pascale; Giovani e agricoltura, il ritorno alla terra è una scelta o una necessità? – Carlo Borzaga e Riccardo Bodini; Cooperare per competere – Immagini: “Il resto del Gargano” – Imaginelinenetwork

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